Vedere - Gv 20,1-9 |
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni |
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era ancora buio |
Quando Giuda uscì dalla stanza della cena, l’evangelista aveva sottolineato che era notte (Gv 13,30), ancora “quella notte” non era trascorsa. Dal tradimento, rinnegamento, condanna, croce, morte, sepolcro, il buio della morte è ancora lì ad adombrare il cuore dell’uomo. Neppure la pietra tolta dal sepolcro aveva aperto uno spiraglio di luce. Sembra che l’uomo non riesca a scrollarsi di dosso quel buio perché quel buio è dentro l’uomo; anche se gli occhi riescono a vedere, lo spirito non riesce a cogliere la luce: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!», dice Maria. La morte è dura a morire. |
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vide i teli posati là |
I teli con cui Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo avevano avvolto il corpo del Signore per la sepoltura (Gv 19,30) adesso giacciono là privati di quel corpo che avvolgevano. È una immagine senza senso se avessero portato via il corpo di Gesù. Allora? Il percorso per arrivare a vedere è lento. Marco racconta della guarigione di un cieco (Mc 8,24) che stenta a vedere prima di vedere chiaramente. L’oppressione della notte è talmente pesante che i primi raggi dell’alba non sono sufficienti a dissiparla nello spirito dell’uomo che ancora non vede e non capisce. A Nicodemo, Gesù aveva detto: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). È necessario essere disponibili a nascere di nuovo perché la realtà della fede si mostri in tutto il suo splendore. Occorre liberare dai teli della sepoltura la morte che portiamo dentro. La sofferenza, la malattia, il lutto, il peccato, la cattiveria sembrano non scomparire dal nostro orizzonte, ma neppure possono occupare tutto il panorama. |
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e vide e credette |
Il quarto evangelista qui usa tre verbi diversi per sfumare diversamente il verbo vedere. All’inizio il verbo Beplein indica l’aspetto fisico del vedere, il vedere del corpo, lo scorgere: Maria vide la pietra tolta, il discepolo vide i teli. Lo sguardo passa sopra le cose, ne distingue la forma, ne riconosce la posizione; l’immagine che se ne ricava rimane dove è lontana, separata dal nostro essere. Quante cose vediamo senza interesse, distrattamente senza esserne coinvolti, quanta storia passa sotto la nostra finestra lasciandoci indifferenti. |
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E il Verbo si fece carne |